Ponza
-
La Città
Ponza è una delle più interessanti isole del Mediterraneo, con una superficie di circa 722 ettari, una lunghezza di 7.350 metri (da Punta della Guardia a Punta dell’Incenso ) e una larghezza massima di circa 2.000 metri che si restringe tra Cala d’Inferno e Cala dell’Acqua; fino ad una strozzatura di appena 200 mt. E’ raggiungibile con partenze da Formia, Terracina e S.Felice Circeo (solo estivo), oltre che da Anzio e Fiumicino (Roma) e Napoli. A Ponza lo scenario d’insieme e le quinte di contorno offrono una vista che rende l’approdo tra i più belli e affascinanti. Il delicato semicerchio di case rosate e bianche che circonda il porto ed il profilo dell’isola offrono visioni di commovente bellezza. I fondali sono di una varietà e di una bellezza mai visti, pareti in ombra, coperte di gorgonie e alghe rosse, praterie di posidonia che ondeggiano nelle correnti, massi e macigni tappezzati di pavonie e delicate acetabularie. Il periplo dell’isola permette di apprezzare pienamente lo stupefacente alternarsi di cavità, grotte, scogli, calette, baie, dagli incroci cromatici suggestivi e affascinanti. Dal porto , ci si dirige verso la Punta della Madonna che chiude da sud-est il semicerchio della baia. Superato lo scoglio rosso, si aprono nella roccia tufacea le Grotte di Pilato, peschiere romane all’interno delle quali furono ricavate delle vasche per l’allevamento ittico. Si prosegue verso i Faraglioni della Madonna, attraverso i quali è possibile il passaggio solo con piccole imbarcazioni, e si giunge a Parata degli Scotti, una lingua di spiaggia sassosa che precede i grandi Faraglioni del Calzone Muto. Subito dopo si incontra l’alta sporgenza di Punta della Guardia, alla cui estremità si trova il faro. Qui la costa si incurva dolcemente fino a Punta del Fieno, oltre la quale si apre la più bella spiaggia di Ponza, Chiaia di Luna, sovrastata da una falesia giallo-bianca di 100 m. di altezza, sulla quale l’occhio esperto può leggere le varie età geologiche dell’isola L’arco di Chiaia di Luna si chiude, dopo una spiaggetta, con Punta Capo Bianco, una parete di tufo grigio chiaro a cui il gioco della luce nelle varie ore della giornata conferisce atmosfere diverse. Seguono una piccola cala con un susseguirsi di anse e colori, lo Scoglio Montagnello, la Punta Faraglioni e la frattura dell’antica penisoletta dei cinque Faraglioni di Lucia Rosa con la piccola spiaggetta, oltre la quale si costeggia una profonda insenatura e Punta Capo Bosco che introduce alla serenità di Cala Feola, una delle rade più suggestive e piccolo porticciolo settentrionale, con le piscine naturali cui fa da fondale il dolce declivio delle terrazze e delle case di Le Forna. Un piccolo promontorio separa Cala Feola da Cala dell’Acqua, chiusa da Punta del Papa sulla cui sommità si trovano i resti delle mura del forte costruito nel 1772. Doppiata Punta del Papa, si incontrano Cala Cavone, Cala Cecata e Punta Beppe Antonio, prima di giungere ad un’altra perla dell’isola, Cala Fonte, cui fanno seguito Cala Felce e Punta dell’Incenso. Qui si apre un braccio di mare di circa 130 m. che separa Ponza dall’isolotto di Gavi, disabitato, che ha in Punta Rossa a nord, e Parata ad est, le località più significative. Proseguendo nel periplo, si incontrano Cala Gaetano, Cala Spaccapolpi (o dello Schiavone) con l’arco naturale, un faraglione attraversato da un arco a sesto acuto (detto anch’esso Spaccapolpi) ed il Faraglione di Aniello Antonio che precede Punta Nera e Cala d’Inferno chiusa da una parete di roccia bianco-grigia con striature di vari colori, sulla quale è stata scolpita una scala che serviva a collegare Le Forna a questo tratto di mare e al porto, quando la strada non esisteva Oltre lo Scoglio del Parroco, si giunge a Cala del Core e a Cala Frontone con l’omonima spiaggia sabbiosa. Il periplo si conclude dopo avere superato lo Scoglio Ravia, di fronte all’abitato di Santamaria La struttura urbanistica dell’isola è settecentesca; risale infatti al periodo della colonizzazione borbonica. Di notevole importanza sono: il porto semicircolare, disegnato dall’Arch. Winspeare e costruito da Francesco Carpi sull’originario impianto romano, tra il 1772 e il 1793; il Corso Pisacane, ricco di botteghe e ristoranti; l’antica torre fortificata dei Borboni (oggi albergo). Le vestigia romane sono soprattutto legate al sistema di approvvigionamento idrico, con grandi cisterne nelle quali veniva raccolta l’acqua dolce e con quattro acquedotti, alcuni dei quali risalirebbero ad un’epoca antecedente l’arrivo dei Romani.
Zannone
Dista circa 6 miglia dal porto di Ponza ed è raggiungibile solo con mezzi propri o con una delle barche che la collegano in estate con Ponza. Ha una superficie di 102,88 ha, una lunghezza massima di 1,6 km. ed una larghezza massima di 1,05 km.; la quota più alta è raggiunta dal Monte Pellegrino (192 m.sl.m.); le sue coste si sviluppano per circa 6 km. Zannone fa parte del Parco Nazionale del Circeo ed è sorbeglata dalle Guardie Forestali. Il periplo dell’isola si effettua in breve tempo ma rivela, anche agli occhi di chi non è esperto in geologia, la differenza delle sue rocce con quelle di Ponza e Palmarola. L’approdo, consentito solo con il bel tempo e condizioni del mare ottimali, è a Punta del Varo, orientata verso Ponza. Il giro da sud-est fa incontrare Cala delle Grottelle, Scoglio del Monaco, Punta di Levante, Punta del Lauro, Capo Negro, Capo Caccia con Punta del Mariuolo e Punta Lunghetiello. Tornando sulla terra ferma, si possono osservare i resti del convento benedettino del Santo Spirito di Zannone. Di notevole interesse archeologico, la peschiera ricavata nella roccia, collegata al mare da un condotto subacqueo, accessibile attraverso una scalinata esterna, in prossimità dell’approdo del Varo L’isola fu stazione preistorica per la lavorazione dell’ossidiana di Palmarola. A Zannone vive una piccola colonia di mufloni, importati anni fa dalla Sardegna.
Palmarola
Dista 7,3 miglia marine dal Porto di Ponza, da cui è raggiungibile con motobarche a noleggio e con marinaio, e circa 5 miglia dalla Spiaggia di Chiaia di Luna. Ha una superficie di 136,36 ettari, una lunghezza massima di km. 2,750 e una larghezza che va dai 100 ai 300 m. Rivolta verso la costa nord-occidentale di Ponza, ha l’unico approdo a Cala di San Silverio , nella parte centrale del versante occidentale. Un’escursione dal mare rivela qualità ambientali molto simili a quelle di Ponza e un paesaggio scosceso che affonda in un mare trasparente e incontaminato. Si parte dalla Cala del Porto, fatta di ciottoli e protetta dall’alto Faraglione di San Silverio Sui fianchi si aprono i vricci (brecce), decine di “occhi” di grotte scavate dagli agricoltori che, dalla fine del ‘700, cercarono di destinare terreni e declivi alle colture. Al largo, i due grandi Scogli delle Galere. Sulla costa, le pendici del Monte Tramontana si aprono al nero dell’ossidiana, propaggine della cupola riolitica del monte. Qui l’uomo preistorico raccoglieva questa lava vetrosa dalla quale ricavava soprattutto piccole lame, punte affilatissime, coltelli, ma anche altri arnesi. Giungeva qui, probabilmente, dal Circeo e al ritorno, con il suo carico di minerale, faceva sosta a Ponza e a Zannone dove si riforniva di acqua e sgrossava i blocchi catturati alla roccia. Doppiata Punta Tramontana, la costa piega in una nuova cala che ospita uno spettacolo di geologica e di erosione marina: le cosiddette cattedrali, cavità in roccia, delimitate e formate da lave colonnari, parallelepipedi di roccia che affondano nel verde del mare o s’alzano verso il cielo. Al di là di Punta delle Brecce la costa corre tranquilla fino alla Forcina. Guardando il monte, si vedrà una frattura nella roccia, massi bianchi tra il rosso-marrone della montagna ed il bainco-giallastro di una colonna-faraglione che si erge dall’acqua. Si prosegue in direzione sud, verso Punta Vardella, che fa scoprire i colori di Cala Brigantina ed il lungo, eroso, Scoglio Suvace e, più in là, Punta di Mezzogiorno con l’imponente omonimo Faraglione e la grotta che lo attraversa, e lo Scoglio Cappello, Nel breve passaggio, l’Arco Naturale, o meglio l’ex arco, visto che l’architrave che univa le due colonne marine è stato spezzato, negli anni ’60 da una tempesta particolarmente violenta. Oggi questi scogli sono chiamati Il Fucile. Ancora un tratto al largo, verso lo Scoglio Pallante, poi di nuovo l’accosto verso l’isola, nel punto in cui il mare ha scavato varie grottelle e cavità Da qui, l’ultimo tratto che riporta allo Scoglio e al Faraglione di S. Silverio, che ospita sulla sommità una cappellina votiva che la pietà e la devozione popolare hanno dedicato al patrono. Il faraglione è collegato alla terraferma da un cordone pietroso e basso che il mare, probabilmente, taglierà in un futuro non molto lontano. -
Territori e Frazioni
Il comune comprende, oltre alla città di Ponza, le frazioni di Campo Inglese, Giancos, Guarini, I Conti, Le Forna, Santa Maria.
-
Cenni Storici
Lo studio geologico delle rocce e dei depositi fa risalire la nascita dell’Arcipelago Pontino tra la fine del Terziario e il Quaternario antico. La formazione delle isole sarebbe inoltre avvenuta in un processo durato almeno 500 mila anni.
La diversa natura delle rocce che costituiscono le isole Pontine, e l’oggettiva distanza che separa i due sottogruppi dell’ Arcipelago (quello nordoccidentale di (Ponza, Palmarola, Zannone, Gavi, e quello sudorientale di Ventotene e Santo Stefano) dimostrano che l’origine delle isole non fu’ conseguenza di un unico fenomeno, ma da processi legati a più vulcani.
ETÀ PREISTORICAGrazie alle ricerche condotte nell’isola di Ponza dall’archeologo Schneider e dal figlio, sono stati rinvenuti alcuni reperti ceramici che testimoniano la presenza nell’isola di insediamenti capannicoli che si fanno risalire all’Età del Bronzo Antico e al Neolitico.
Le isole Pontine, inoltre, vennero a far parte dell’antica “via dell’ossidiana”; la scura roccia vetrosa, di cui era ricca l’isola di Palmarola, veniva trasportata a Ponza e a Zannone e qui lavorata.
Molti ritrovamenti, anche recenti, nella zona tra Sabaudia e San Felice Circeo hanno dimostrato la provenienza isolana dell’ossidiana, utilizzata per la realizzazione di utensili e strumenti di difesa.
XII-XI SECOLO a.C.
I Fenici furono i primi a stabilire a Ponza uno scalo merci con la terra ferma; seguirono gli Aurunci, gli Ausoni che abitavano in grotte da loro stessi costruite, ed infine gli Enotri da cui le Isole furono chiamate “Enotrie”.
Tracce archeologiche, che attestano la presenza greca sull’isola, sono state riscontrate nella Tomba a Ipogeo, sulla collina Guarini che si protende a picco sulla baia di Chiaia di Luna, e nella Grotta dei Geroglifici nella rada di Sant’Antonio.
Inoltre furono proprio i Greci a dare inizio alla costruzione dei primi acquedotti, completati successivamente dai Romani.
ETÀ ROMANA
VIII-VII SECOLO a.C.
La posizione geografica nel Tirreno, fece delle Isole una tappa per approvvigionamenti, soprattutto idrici, per le colonie greche, impegnate nelle rotte commerciali tra Ischia, colonia greca, e l’Isola d’Elba, miniera del ferro. Alla fine di questo periodo si fa risalire la creazione dei nomi “Pontia” e “Pandateria” oggi Ventotene.
Sull’origine del nome Ponza ci sono diverse versioni; il nome sembra derivare dal greco “Pontium” che significa marina, tradotto poi dai Latini in “Pontia”.
Secondo un’altra versione, poiché i Greci chiamavano Ponza Isola EEA, come attesta Omero nell’Odissea, probabilmente il termine Pontino nasce dalla trasformazione nel tempo di Pometinus in Pomtinus ed infine Pontinus.
VI SECOLO a. C.
Nell’ I° Trattato Romano Cartaginese (509 a.C.), si definiscono i confini costieri dell’area del dominio di Roma; tra questi compare Anzio, da qui l’ipotesi che le Isole Pontine venissero sfruttate dai Romani come punto strategico per il pattugliamento.
V SECOLO a. C.
I Volsci, che per almeno tre secoli contrastarono l’espansione dei Romani a sud del Tevere, si impadronirono di Anzio e Ponza fu scelta come luogo di approdo. La presenza dei Volsci a Ponza è testimoniata da Livio: “Volsci Pontias, insulam sitam in cospectu litoris sui, incoluerunt”. Ai Volsci si fanno risalire le Mura Poligonali della collina della Madonna.
IV-III SECOLO a. C.
Nel 338 a. C. i Romani sconfiggono definitivamente i Volsci ad Anzio. Tutto l’arcipelago è conquistato e nel 313 Ponza diviene colonia latina con spiccate caratteristiche militari; nel 209 (Seconda Guerra Punica) Ponza fu una delle diciotto colonie latine su trenta a sostenere Roma contro i Cartaginesi, inviando aiuti in uomini e navi nella lotta contro Annibale.
II-I SECOLO a.C.
Nell’ ultimo secolo della Repubblica, periodo successivo alle Guerre Puniche, l’attenzione alle isole era rivolta soprattutto allo sfruttamento delle risorse naturali, in ogni modo non così proficuo da portare al formarsi di insediamenti intensivi.
Nella seconda metà del I secolo, a.C. avendo Anzio bloccato il traffico piratesco, la costa diviene una meta turistica con il conseguente sorgere di ville.
Per tutta la durata dell’egemonia romana, anche le Isole ebbero un’invidiabile prosperità. L’inizio dello sfruttamento edilizio delle isole di Ponza e Ventotene si fa risalire ai primi anni del regno di Augusto; quest’ultimo con la Lex Julia le trasformò in luogo di esilio per le famiglie imperiali.
La costruzione romana più caratteristica a Ponza è conosciuta con il nome di “Grotte di Pilato”, visibili dal Faro. Esse sono costituite da numerose piscine collegate tramite canali per il ricambio delle acque, in cui venivano allevate murene. Probabilmente il Murenario apparteneva alla soprastante villa di epoca Augustea di Punta della Madonna.
Nel I secolo a.C. fu ridisegnata la topografia dell’isola di Ponza. La scelta della rada di Santa Maria, per la sua posizione maggiormente protetta dalle correnti e dai venti, come luogo di trasformazione per il porto, obbligò la realizzazione di strutture (tunnel, tagli stradali…) atte a collegare la zona al resto dell’isola, consentendo a sud-est la fruizione fino a Punta della Madonna, a nord l’accesso alle Forna, dove era ubicato l’acquedotto.
Attualmente il golfo di Santa Maria si è in parte insabbiato, ma a circa 100 metri dalla riva, affiorano strutture murarie in “Opus Reticolatum”, che costituivano parte dei moli dell’antico porto romano.
I Romani organizzarono nella baia di Chiaia di Luna un porto ausiliario, oggi scomparso, sfruttato a secondo dello spirare dei venti.
I tunnel di maggior pregio, realizzati in epoca romana, sono tre: due si trovano nei pressi di Giancos ed il terzo, lungo circa 170 metri, conduce da Santa Maria alla Cala di Chiaia di Luna. Le pareti del tunnel sono in “Opus Latericium” e “Reticolatum”.; ampie prese d’aria, poste alla sommità, garantivano la luce internamente.
I Romani inoltre, costruirono ingegnose opere idrauliche. Un imponente acquedotto, ad oggi parzialmente rovinato dallo sfruttamento della cava di bentonite, convogliava l’acqua da Le Forna fino a Cala Inferno, quindi fino a Sant’Antonio e Santa Maria attraverso un sistema di cunicoli fino al porto.
Oltre agli acquedotti pubblici si sono conservate molte cisterne, che appartenevano ad altrettante ville; si tratta di ambienti a più navate, con copertura a crociera.
Per quanto riguarda gli insediamenti residenziali di epoca romana, per lo più appartenenti al periodo Augusteo, a Ponza, la tipologia è strettamente condizionata dalla conformazione geomorfologica ed orografica dell’isola; ciò spiega i resti di molte strutture murarie legate ad opere di terrazzamento piuttosto che ad impianti di tipo residenziale.
La diffusione di culti orientali in Età Imperiale è testimoniata a Ponza dai resti ben conservati del Mitreo, che attraverso ornamenti di stucco colorati raffigura i segni dello Zodiaco.
ETÀ MEDIOEVALE(503 – 1249)
503 - Fonti storiche attestano di un Concilio in questa data che si svolse a Ponza; questo a testimonianza che a quest’isola era già rivolta l’attenzione del mondo Cristiano, ancor prima che gli eventi storici la portarono ad essere una meta di rifugio.
537 - Sarebbe deceduto a Ponza papa Silverio, ora patrono dell’isola.
Il suo pontificato fu molto breve, condizionato dalle lotte politiche (tra Bizantini ed Ostrogoti) e religiose di quegli anni. L’imperatrice Teodora lo fece accusare falsamente di tradimento, spogliato delle vesti papali fu esiliato quindi a Ponza dove visse nella preghiera secondo la regola benedettina.
572 - Da questa data, per sfuggire ai Longobardi che si erano protratti fino in Campania, i rifugiati scelsero come meta Ponza e Ventotene. Le lotte che perversarono tra Longobardi, Bizantini, Goti, Visigoti, Vandali, e che si susseguirono nel Tirreno per tutto il Medioevo, coinvolsero indubbiamente anche il destino dell’Arcipelago.
Ponza e in minor misura Ventotene, oltre ad essere un luogo di sicuro rifugio, rispecchiavano quei valori di pietas atti alla ricerca della pace dell’anima. Questo rende chiara la ragione dell’arrivo di monaci ed eremiti, che si fecero fondatori di chiese e monasteri.
813 - I Saraceni sbarcarono a Ponza, depredando l’abitato e catturando, come schiavi molti abitanti, compresi i monaci del convento benedettino di Santa Maria.
915 - I Saraceni furono sconfitti da una Lega guidata da papa Giovanni X.
Il Lazio e di conseguenza le Isole ebbero un periodo di rinnovata tranquillità, testimoniata da una rinascita del monachesimo. Documentazioni storiche attestano la consistenza di insediamenti monastici Benedettini a cui subentrarono successivamente i Cistercensi.
1063 - Per tutto l’XI secolo forono fatte numerose concessioni da parte dei duchi di Gaeta ai monaci benedettini e alla diocesi di Gaeta. A questa data risale la donazione fatta dalla duchessa Maria e dal figlio Atenulfo II al monastero di S. Teodoro e Martino di tutta l’isola di Ponza.
1214 - In questo anno la concessione appena citata, fu confermata.
1223 - Onorio III impose a tutti i monaci benedettini l'obbedienza all’abbazia Cistercense di Fossanova. Tutti i conventi insulari di conseguenza subirono tale trasformazione.
Ancora oggi sono visibili strutture che concretizzano la presenza di antichi monasteri: i Cistercensi edificarono a Ponza il loro convento nella zona di Santa Maria, sulle rovine di un’antica villa romana; si sono conservate tre ampie stanze di questo convento, attualmente incorporate ad abitazioni private. Importante anche l’antico monastero di Santo Spirito a Zannone.
1243 - Papa Innocenzio IV chiede al cenobio cistercense di San Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane d’incorporare nel suo ordine il monastero di Santa Maria di Ponza.
1249 - Il monastero di S. Angelo di Gaeta risulta sottomesso al monastero di Santa Maria di Ponza.
ALTO MEDIOEVO E RINASCIMENTO (1295 – 1696)
Il XIII secolo rappresentò dunque l’apice di un periodo di rinascita. Dal XIV secolo in poi il destino delle isole fu fortemente condizionato dalla presenza incontrastata dei pirati, che prevalsero su quella dei monaci, che cominciarono ad abbandonare le isole.
1295 - A Gaeta fu' costruito il monastero di Santo Spirito di Zennone, a ricordo di quello abbandonato a Zannone; ugualmente a Formia fu fondata la chiesa di Santa Maria di Ponza e Sant’Anastasio per ricordare l’omonimo monastero cistercense ponzese. Con questi due trasferimenti ebbe fine la presenza monastica sulle Isole. Inizia un esodo degli abitanti verso il continente.
1454 - Alfonso I d’Aragona scaccia i monaci da Ponza; che sono costretti a rifugiarsi a Formia, dove costruiscono la chiesa di Santa Maria di Ponza.
1477 - Allo scopo di una riorganizzazione ed un ripopolamento, Sisto IV concesse le isole in enfiteusi, a tre nobili napoletani; tra questo Alberico Carafa, vero enfiteuta, favorì l’immigrazione di alcune famiglie facendo edificare in Ponza una torre ed un forte in località “il Cantinone”.
1479 - Il 23 giugno papa Sisto IV, rinforzando l’obiettivo del mantenimento della popolazione sulle Pontine, firmò una bolla che accordava privilegi a chi le avesse abitate.
1542 - Il 26 marzo Paolo III (Farnese) concesse il titolo dell’abbazia di Santa Maria di Ponza al nipote cardinale Alessandro Farnese, che concesse l’Arcipelago “a titolo di feudo”. I Farnese, fecero riconfermare i vantaggi che già Sisto IV aveva concesso agli isolani, noti, infatti, come “Privilegi Farnesiani”.
Con l’arrivo di nuovi coloni, aumentando la popolazione, si scelse la sporgenza della Madonna come luogo di insediamento, proponendo la realizzazione di una cortina di muraglia e di torri a scopo difensivo.
La gestione del feudo però fu contrastata fortemente da rinnovate scorrerie piratesche africane che si susseguirono nella prima metà del XVI secolo.
1543 - Sbarco sull’Arcipelago di Khayr-ad-Din detto Barbarossa.
1552 - Ponza subi’ un ennesimo attacco da parte dei pirati, guidati da Dragut, che sbarcato sull’isola fece stragi e schiavi.
1556 - Le autorità di Napoli sollecitarono il Papa ad interssarsi ad un progetto di difesa delle isole di Ponza e Palmarola: l’architetto cinquecentesco Francesco de’Marchi approdò a Ponza, facendo dei rilievi e delle proposte; in questo contesto si inserisce la scelta della sporgenza della Punta della Madonna come luogo idoneo al sorgere della città. Sotto il profilo territoriale e difensivo si propose la realizzazione di una cortina di muraglia e torri, secondo i criteri urbanistico-militari dell’epoca.
1557 - Navi turche utilizzarono Ponza come base per scorrerie nel Golfo di Napoli.
1572 - Fu inviato a Ponza Bartolomeo Ceva da Ottavio Farnese allo scopo di riorganizzare l’assetto amministrativo e militare. Il duca Ottavio fece disegnare dai geografi i primi rilievi dell’arcipelago.
Nello stesso anno, alcuni coloni, mandati dai Farnese sull’isola, si stabilirono nei pressi di una torre rotonda (ora sommersa), innalzata su un’isoletta collegata al molo, abitando vecchie grotte e scavandone di nuove.
1574 - Il governatore di Gaeta Luis De Barrientos accertava l’esistenza, oltre la torre rotonda, anche di una torre quadrata, posizionata a Punta della Madonna.
1605 - Carlo Gonzaga, duca di Neveres, progetto’ di stabilire a Ponza una base per la flotta pontificia, per stroncare la pirateria turca, ma la sua proposta non fu accolta.
1650 - I Saraceni espugnarono nuovamente Ponza facendo saltare con barili di polvere da sparo la Torre di Guardia del porto, che era sul molo, oggi non più esistente.
1695 - Ponza venne, per breve tempo, presa dai Francesi che la trasformarono in un avamposto navale, allo scopo di interrompere le comunicazioni tra il Regno di Napoli e la Spagna; poco dopo le truppe spagnole del duca di Najera la riconquistarono.
1696 - Il Trattato di Rijswijk riconobbe ai Farnese la sovranità sull’Arcipelago.
DALLA COLONIZZAZIONE BORBONICA ALLA RESTAURAZIONE (1734 – 1898)
1734 - Elisabetta Farnese cede al primogenito Carlo III di Borbone, già re di Napoli da tre anni, ogni diritto sui cespiti farnesiani, tra cui anche le Isole Pontine.
Giuridicamente, queste ultime passavano dall’infeudalesimo del primo Farnese alla definizione di un patrimonio privato dei Borboni.
Il 30 ottobre Carlo III accorda ai coloni ischitani vantaggi perché risiedano sull’isola di Ponza.
Nell’attesa di assegnazioni in enfiteusi perpetua, i coloni incominciarono a ripopolare le isole, occupando in principio grotte. Definite tali assegnazioni, per decreto reale, rimaneva al re, nella sua duplice condizione di monarca e proprietario privato, la zona attuale de “Le Forna”; i servizi della collettività si articolarono linearmente lungo Punta della Madonna.
1759 - Il 6 ottobre Carlo III diventa re di Spagna, lasciando il trono di Napoli al figlio Ferdinando IV, che decise di trasformare le Isole Pontine in floride colonie, portando avanti un progetto difensivo ed urbanistico di notevole carattere socio- economico. Non soltanto allo scopo di un ripopolamento e di uno sviluppo economico, ma anche al fine di un’affermazione della sovranità dei re di Napoli contro le pretese dello Stato Pontificio sul territorio pontino.
1768-1770 - Si eseguirono rilevamenti e si elaborarono progetti per il porto di Ponza e di Ventotene, la cui realizzazione fu affidata al maggiore del genio Antonio Winspeare, assistito dall’ing. Francesco Carpi.
1770 - Le isole vengono assegnate alla diocesi di Gaeta.
1771 - Le migrazioni verso le isole, iniziate già dal 1734, vengono ad aumentare in modo sostanziale con la decisione di mandare a Ponza e a Ventotene gli abitanti dei comuni vesuviani colpiti dall’eruzione del vulcano.
Come altre zone già insediate, anche Le Forna, nucleo rurale, venne riorganizzato, sotto il coordinamento del Carpi;
1772-1780 - Inizialmente per motivi di difesa fu costruito a Le Forna il Forte Papa, oggi in rovina. Con la crescita della popolazione insediata si realizzò in maniera definitiva la strada di collegamento con Ponza- porto, la scalinata per giungere a Cala Inferno e la chiesa neoclassica dell’Assunta (1772-1774).
1775 - Si diede inizio ai lavori per l’esecuzione del porto di Ponza, seguendo i disegni del Winspeare; le realizzazioni del nuovo molo con la lanterna, dell’abitazione del Governatore, dei magazzini (oggi Caserma dei Carabinieri), della chiesa neoclassica della SS.Trinità e dell’edificio Governativo, diedero una caratteristica del tutto nuova all’assetto urbanistico.
1778 - Il vescovo di Gaeta, Pergamo, consacra la chiesa di Ponza alla Trinità, a San Silverio e a Santa Domitilla.
1779 - Completamento delle opere murarie del porto di Ponza.
1789 - Il censimento fatto in questo anno rileva che a Ponza vivevano 969 abitanti.
Ultimi anni del 1700 – Lo sviluppo di Ponza subì un grave arresto a causa di una crisi economica e per l’insorgere della Rivoluzione Francese e la discesa di Napoleone in Italia.
A Napoli i rivoluzionari, appoggiati dalle truppe napoleoniche, proclamarono la Repplubica partenopea, costringendo i Borboni a ritirarsi sotto la protezione della flotta inglese.
I militari in servizio a Ponza, guidati da Luigi Verneau e dallo stesso Francesco Carpi, aderirono al governo repubblicano di Napoli.
1799 - Luigi Vernau, dopo la fallita rivoluzione libertaria partenopea antiborbonica, fu impiccato a Ponza.
Poco dopo gli Inglesi, dopo aver conquistato Procida ed Ischia, sbarcarono a Ponza, stabilendo un’amministrazione borbonica, presieduta dal De Curtis. Con il ritorno di Ferdinando si ristabilì la pace sull’isola.
1806 - I Francesi rioccuparono l’Italia meridionale; Ferdinando, sotto la protezione degli Inglesi, riuscì a mantenere il controllo sulle isole di Capri, Ischia, Procida e Ponza.
1807 - Il Principe di Canosa assunse ilgoverno di Ponza con lo scopo diorganizzare, con i corpi militari nell’isola, la liberazione di Napoli dal dominio francese.
1808 - Subito dopo la caduta di Capri, anche Ponza finì nelle mani dei Francesi: il Murat, a cui si deve l’introduzione sull’isola del telegrafo (a Monte Guardia), elevò Ponza a Comune, confermando ai Ponzesi le franchige stabilite dai Borboni. Malgrado questo, lo stesso Murat non riuscì a debellare gli attacchi della pirateria, che continuarono ad influire negativamente sullo sviluppo di Ponza.
1813 - Gli Inglesi conquistarono Ponza e l’ammiraglio Carlo Napier venne nominato conte dell’isola. Gli Inglesi riorganizzarono le fortificazioni in una località di Ponza nei pressi di monte Core, denominata tutt’oggi campo inglese.
1815 - Il trattato di Vienna (29 aprile) restituì le isole ai Borbone. Ferdinando, con atti successivi del 14 agosto 1815 e del 30 gennaio 1817, ne confermò la cessione al patrimonio del regno.
1816 - Le isole vennero confermate comuni da Ferdinando.
1820 - Ponza divenne luogo di confine per i relegati. In questo periodo di tempo, fino al 1859, la popolazione a Ponza salì a 2375 unità.
1837 - Una violenta epidemia di colera colpì Ponza, senza però incidere in modo sostanziale sullo sviluppo della popolazione.
1857 - Il 16 giugno sbarca sull’isola il Mazziniano Carlo Pisacane; il suo scopo era quello di reclutare volontari tra i relegati politici per liberare il Cilento dall’oppressione borbonica, ma la sua impresa fallì, non avendo trovato appoggio da parte dei contadini sul luogo dello scontro.
1860 - Garibaldi, avanzando da Marsala costrinse il nuovo re di Napoli Francesco II a ritirarsi a Gaeta; il parrocco di Ponza Giuseppe Vitiello, capo del partito clerico-borbonico, fornì supporto agli assediati di Gaeta. Francesco II, abbandonato dai Francesi, dovette arrendersi e così Ponza entro’ a far parte del regno d’Italia.
1881 - Lo sviluppo demografico era in continua crescita, in questo anno Ponza contava 3739 abitanti.
1868-1898 - Il Sindaco di Ponza è il De Luca; rappresenta un periodo di crescita per l’isola: viene completato il cimitero a Punta della Madonna e si portano a termine i trafori di Giancos e di Sant’Antonio.
ETÀ CONTEMPORANEA (1900 -1975)
Primi anni del 1900
Nell’età Giolittiana, Ponza continua a progredire economicamente: sorgono nuovi cantieri ed il continuo aumento di popolazione incrementa la crescita dell’edilizia pubblica. Questo sviluppo nel campo della costruzione di nuovi edifici è testimoniato dalla frequente presenza di palazzi liberty, caratteristici degli anni venti, nei centri storici dell’isola.
1900 - Ponza conta 4620 abitanti.
1904 - Costatato il ruolo di centro turistico che Ponza va via via assumendo, inizia il primo collegamento regolare estivo Span, Anzio-Ponza-Napoli, con il Lampo.
1906 - progetto del 1900, viene iniziata la ristrutturazione del bacino portuale.
1915-1918 - Con lo scoppio della I Guerra Mondiale, gli scambi commerciali subirono un rallentamento e quindi l’isola risentì di un calo economico. Durante un conflitto a largo di Zannone, 35 Ponzesi persero la vita con l’affondamento del veliero a motore “Corriere di Ponza” silurato da un sottomarino tedesco.
1925 - Sotto il periodo fascista fu costruita una piccola centrale elettrica. Nello stesso anno è resa carrabile la strada che collega Ponza Porto con l’abitato de Le Forna.
1934 - Mussolini relego’a Ponza gli oppositori più pericolosi.
1935 - I confinati politici di Ustica furono trasferiti a Ponza.
1931 - La popolazione di Ponza raggiunge il massimo storico di 6827 abitanti. Durante la seconda guerra mondiale, inizia un costante esodo della popolazione esistente.
1934 - Proseguono i lavori di ristrutturazione del bacino portuale con la sistemazione della banchina e dello scalo.
L’Arcipelago pontino, prima compreso nella Prefettura di Caserta, in questo anno fu assegnato alla nuova Circoscrizione di Littoria (divenuta Provincia con il nome di Latina nel 1945).
1935 - Ha inizio l’attività della miniera di bentonite a Le Forna.
1941 - Ponzadivenne nuovamente luogo di confino.
1942 - Vengono inviati a Ponza prigionieri greci, albanesi e slavi.
1943 - Il 24 luglio il piroscafo “Santa Lucia” fu affondato da un aereosilurante. Mussolini è a Santa Maria. L’8 settembre gli Inglesi stabilirono a Ponza un centro logistico in vista delle operazioni su Anzio e Nettuno. Dopo la seconda Guerra Mondiale, la povertà che investì l’isola, indusse molti Ponzesi ad emigrare in America.
1950 - L’attività turistica aumento’ fortemente, grazie al ripristino del collegamento con Anzio.
1956 - Viene completata la realizzazione del braccio esterno frangiflutto del porto.
1970 - Sono stati eseguiti i rilievi aerofotogrammetrici essenziali per un’approfondita immagine del territorio.
1975 - Viene chiusa la miniera per l’estrazione di bentonite della cava in località Le Forna.
In questo anno si è dato inizio alla pianificazione urbanistica, avvalorata dalla formulazione del secondo Piano Regolatore di Ponza, adottato nel 1983.